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lunedì 5 settembre 2011

SAN PIETRO SECONDO FUSCO , COPPOLA E CIRO SANTORO - ATTO 2° -




RIPORTO QUANTO SEGUE L'ARTICOLO DI CIRO SANTORO                  Καιλινον
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NOME DI DIVINITA' SU UN'EPIGRAFE PRELATINA DA CEGLIE MESSAPICO

Il frammento su cui è inscritta l'epigrafe fu rinvenuto , allo stato erratico , in contrada Masseria San Pietro a circa 9 Km da Ceglie Messapico, in direzione di Ostuni.
Nella località vi sono resti di un insediamento, la cui frequentazione è databile a partire dall'età del bronzo.
Esso si estende su un colle , Monte San Pietro (in posizione dominante, essendo uno dei più altidella provincia di Brindisi avendo un'altitudine di m 350 sul livello del mare), 
e ne occupa il vasto pianoro che comprende la sommità del rilievo. L'insediamento è munito di una cinta di mura di pietre a secco,<< a pianta trapezoidale, col lato maggioredi una cinquantina di metri>>, 
secondo i rilievi del Fusco (che lo definisce <<castelliere>>), cui è parso che in alcuni tratti la cerchia muraria sia stata <<risistemata in epoca non troppo lontana , sebbene non facilmente determinabile>> :
in due punti di essa il Fusco ha scorto tracce di <<torrioni o qualche cosa di simile>> . A sua volta, il Coppola , cui si deve una più accurata indagine sul terreno ed i cui dati no sono ancora stati del tutto editi
ha riconosciuto che l'insediamento è <<fondamentale...... per la ricerca delle origini degli impianti urbani in età classica>> ed ha rilevato , in particolare , che la muraglia , riadattataprobabilmente nel Medio Evo
presenta al di sotto del pietrame minuto <<....dei filari di grossi blocchi, appena squadrati,pertinenti forse alla muraglia subappenninica>>.
Le ceramiche rinvenute sono di tipo geometrico <<dipinte in tinta di viola sbiadito>> : tra quelli editi dal Fusco , si hanno frammenti di Askòs e Lekythos , notevole un frammento con su dipinta una svastica a bracci
trisegmentati, mancano frammenti riferibili a trozzelle , vasicaratteristici della Messapia. Prova della frequentazione in età Romana è stata data dai frammenti di tegole e di anfore riferibili a tale periodo,rinvenuti 
presso il tratto di muraglia del lato a valle. Il Coppola ha rinvenuto anche frammenti di impasto, scarsi, di contro ai numerosi con decorazione geometrica , a frammenti di età ellenistico-romana e inoltre , a frammenti
di lucerne e di <<ceramiche smaltate>>, riferibili ad età medievale. Il Coppola segnala, poi , sul pianoro l'esistenza di <<strutture affioranti>> : tre tombe scavate nella roccia , di cui due <<sicuramente d'età classica>>,
due tumuli <<a blocchi mediolitici>> che sorgonoal di fuori della muraglia.
Ci si è dilungati alquanto sull'insediamento , poichè , anche se per convenzione lo ascriviamo a Ceglie Messapico, esso dovette avere vita autonoma rispetto a tale città, ed è un nuovo centro ad offrire documentazione epigrafica.
Il frammento inscritto , appartienente all'orlo della bocca ed a parte del collo del dolio , è lungo cm 16, alto cm 8,5 , e spesso cm 2: l'orlo è però più largo, come si dirà più avanti.
L'epigrafe , mutila da ambedue i lati , è graffita sull'orlo della bocca del pithos di cui ciè giunto il frammento .
Si noti , accanto all'ansa cieca , un elemento decorativo in guisa di bitorzolo.
Età: sulla scorta delle caratteristiche paleografiche delle lettere (la cui associazione , peraltro , non è molto varia), specie dal tipo di "e", con barra mediana più corta , e da "s" , proprio dell'ultima delle tre fasi di evoluzione 
che caratterizzano questa lettera , la cronologia  è da assegnare tra la fine del III sec. A.C. e l'inizio del II sec.A.C.
La spaziatura delle lettere non è sempre uniforme : di cm 0,7; 1,4; 1,2; 1,3 sino alla quinta ; di cm 1 da quest'ultima. L'altezza varia fra cm 1 del primo "d" e cm 1,5 di "s". Lo stacco evidente fra "s" e "i" , fa giudicare , se mai ve ne fosse
necessità, che le lettere 5-8 formano una parola a sè stante . Tutte le lettere si leggono chiaramente , eccetto l'ultima che è mutila : non si può stabilire se sia resto di un "p" o di un "g".
                                             
                                                            ALFABETO MESSAPICO






Ed ecco il testo:
                                                ]idesiddip[


      Da dividere , secondo quanto si è osservato sopra , in 
                                                ]ides iddi p[
Nel caso unica parola intera è, evidentemente , iddi. Passiamo all'analisi:
]ides, nella sua peculiare struttura , mostra d'essere un nome , una formazione in *-idiòs, tipica di gentilizi messapici, es.: alzanaidihi(ad Alezio) , anpiavidihi (Alezio)......, genit. tutti da nomin. in -ides, chiaramente ricostruibili;
vallaides (Ceglie Messapico) , zenaides (Lecce) , nominativi.
In queste formulazioni *-idiòs dà constantemente -ides non *-iddes.
La struttura della formula , evidentemente votiva , come tante altre su manufatti del genere nel mondo antico , sembra constare di : resto di un personale (dedicante o uno dei dedicanti) + destinatario dedica + verbo dedicatorio (?) , di cui resta la primna lettera.
Quanto ad iddi pare un dat. da un nomin. *iddis.
In messapico un iddi non è nuovo : la parola , non universalmente riconosciuta a sè stante , è sino ad ora problematica : la nuova attestazione risolve, o almeno avvia a soluzione , il problema del valore che iddi assume nei testi.
E' merito di O. Haas l'individuazione di un iddi sulla rudina ?otori iddi ?ana , mentre in precedenza , nonostante che le lettere siano divise in gruppi in rapporto alle parole , si vedevano due elementi  , come aveva proprosto F. Ribezzo , e si considerava il 
manufatto come una stele sepolcrale su cui la dedica è fatta da una donna di nome ?ana al figlio ?otoriddis , e tale interpretazione avevo anche io confermato.
Per lo Haas iddi sarebbe qualcosa come lat.d(onum) d(at) , venet. zonto zonum , osco e umbro dunum dede; ?ana nome teoforico (della dedicante ) e ?otori, da un nomin. ?otor, sarebbe un teonimo .
R. Arena respingendo , giustamente , la proposta del Ribezzo di vedere nel manufatto un <<frammento.....sepolcrale>> , ritiene che esso sia <<piuttosto il coronamento di un'ara e che le tre forme incise vadano intese così come sono e rappresentino tre persone o 
divinità cui è fatta la dedica>>.
La destinazione non sepolcrale del monumento e la individuazione di tre distinte parole mi trova ora consenziente : si osservi, in particolare , che il primo "i" di iddi sulla rudina è mutilo per un solco accidentalmente causato sulla pietra : a ogni modo la parte 
superiore della lettera è ben evidente .
Non del tutto sicura l'individuazione di un idi, differente da iddi per dd/d, sulla baletina "halotitaotoritaolneidibarislaoho" .
La divisione delle parole è difficoltosa : sembra , tuttavia che il lapicida abbia voluto porre un certo distacco fra la lettera 19 , un "e" , e la lettera 20 , un "i" , come giustamente hanno osservat il Ribezzo a l'Arena : un primo stacco, evidentissimo , è tra le lettere
6 e 7.
Per questo relativamente lungo testo (scolpito su un'ara votiva) sono state proposte varie divisioni ed interpretazioni, il che rende appunto incerta la presenza di un idi , come si è osservato.
Prima di passare alla spiegazione di iddi/idi proposta dall'Arena , vediamo le eventuali altre attestazionidel termine.
Recentemente , a Leuca nella Grotta della Porcinara , sede di un santuario frequentato da Messapi , Greci e Latini , a cominciare dal VII sec. A.C. sino al II sec. A.d., sono stati rinvenuti dei frammenti di vasi con inscritte le sequele ]idde, idd[, idi le prime due sono del 
VI-V sec. A.C. , l'altra del IV sec. A.C. .
C. Pagliara ha proposto di confrontare le sequele con iddi di Rudiae e idi di Valesio . Evidentemente i frammenti con le sequele viste appartengono a vasi votivi , sicchè è assai probabile che le dediche inscritte fossero relative al culto di una qualche divinità. Nella grotta il Pagliara ha rinvenuto 
altri frammenti con dediche attribuite ad uno zis batas : ad ogni modo , le iscrizioni parietali , relative alle ultime fasicronologiche del culto , conservano dediche ad uno Iuppiter Batius e ad un <<Kuros Bateios>>.
Idi della veretina è confrontabile con iddi di Rudiae ed idi di Valesio (ammesso che si possa isolare un tale termine) e con iddi della nuova celina; quanto alle sequele idde ,idd[(per quest'ultima l'integrazione più ovvia sarebbe idd[e]) sono confrontabili con iddi se ammettiamo -e/-i.
Si è detto che l'avere individuato iddi sulla rudina è merito dello Haas, secondo cui il valore del termine è quello del lat. d(onum) d(at) e formule affini in altre lingue , nel mentre ?ana sarebbe un personale femm. teoforico e ?otori la divinitàcui è rivolta la dedica. E'tutt'altro che certo
però , che si tratti di nome teoforico , se consideriamo che in contrada Scala di Furno (Porto Cesareo) in un santuario messapico , presso un'ara F.G.Lo Porto tra altri frammenti ne ha rinvenuto uno con su scritto ?ana, frammento appartenente ad un vaso votivo, dedicato appunto ad una divinità
di tale nome: e mess. ?ana è da confrontare col teonimo illirico Thana che è associato ad un paredro di nome Vidasus , come vediamo su iscrizioni letine di Topusko in Croazia.
In ?otori iddi ?ana di Rudiae riconosco tre elementi diversi al dat., con iddi e ?ana teonimi e ?otori teonimo o epiclesi divina : senso del testo <<A Thotor , a Iddis , a Thana>>. Avanzo con un certa riserva questa soluzione perchè sull'oritana il Parlangèli leggeva bla[tas?]/0ana , con quest'ultimo
termine nome teoforico o teonimo.
Ma l'Arena sulla base dello spazio disponibile a destra sulla pietra ritiene che la lacuna sul 1° rigo sia colmabile dal resto di "a" e da un "t": quindi  , da leggersi bla[t]/0ana: e così verrebbe meno un'attestazione di un 0ana di ambiguo valore.
Sulla collina celina [ides iddi p] , abbiamo il resto di un nome proprio , ]ides , il dedicante o uno dei dedicanti, iddi dat. da un *iddis, divinità destinataria della dedica , (ricordiamoche il testo è inciso sun un pithos) , p[ iniziale della formula verbale o di qualche epiteto connesso col nome precedente.
Quanto all'interpretazione di idde, idd[,idi di Vereto , l'ultimo testo, graffitosotto il fondo di una piccola coppa a vernice nera , consta evidentemente del dat. del teonimo ; le altre due sequele , sempre se assimilabili ad idi ecc., evidentemente sono resto di una dedica allo stesso nume o nome a solo di questo.
In via puramente teorica iddi di Rudiaee di Ceglie potrebbero significare , come propostodallo Haas per la già nota attestazione ,d(onum) d(at) o simili , per idi di Vereto è evidente che ciò non può essere possibile essendo a solo mancherebbe il soggetto del verbo e il nome del destinatario: la forma verbale a sola 
non avrebbe senso : secondo me idi è piuttosto teonimo , e tale sarà anche , pur con tutte le riserve che vanno prese , sul testo di Rudiae e Ceglie.
Quanto all'identificazione di *iddis con qualche altro teonimonon è possibile dire nulla , a mio parere.
Suggestivo, senza dubbio alcuno la proposta dell'Arena , che accogliendo l'individuazione di un iddi a Rudiae ,pone sia pure cautamente , un confronto con il ben noto teonimo mess. "zis" : per maggior chiarezza preferisco riportare il  brano dello studioso:
<<Ma quel che più mi interessa osservare è la forma iddi , probabilmente per zi , laddove l'accusativo resta dim.>>. In un successivo lavoro l'Arena ribadisce la proposta in questi termini: <<Se si intende iddi come equivalente a zi..., corrispondenza che qui propongo che qui fondandomi sulla di dorico dd=? (123) dei rimanenti dialetti greci 
con i- vocale prostetica (124)...>>.
Alla nota 123 , l'Arena scrive: <<La z di zi(s) è probabilmente dovuta a motivi di conservatorismo religioso e continua l'analogo segno greco. Il simbolo messapico corrispondente doveva riprodurre un altro valore (originariamente palatale).
Quindi id(d)- che sa tanto di barbarismo , è probabilmente la forma messapica normale per riprodurre gr. ;sd->>. Alla nota 124 : <<Vedasi LAUSBERG , Romanische Sprachwissenschaft ove si adduce a confronto siriano>>.
Io vedrei iddi , nomin. *iddis, un teonimo che non ha nulla a che fare con zis, gr.?e??.




Ciro Santoro

4 commenti:

  1. bravo e grazie per quello che dai alla comunità cegliese

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  2. Grazie mille!!!! Sinceramente vorrei fare di più! prenderò sempre le parti di Ceglie e se magari avessi intorno a me un gruppo di persone potrei far nascere iniziative per esportare la nostra cultura messapica altrove!
    Il tutto lo farò mattone per mattone! :-)

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  3. Che la civiltà messapica è figlia legittima di quella mediterraneo-orientale è evidente. L'alfabeto messapico ha molto in comune con quello fenicio e ne sembra discendere direttamente. D'altronde l'evoluzione dal cuneiforme all'alfabetico è merito dei fenici:

    Da quello fenicio, nei successivi
    secoli (circa 16), prendendo diverse direzioni, derivarono poi tutti gli altri
    3 grandi gruppi:

    Dall'ARAMEO, deriva l'Arabo, l'Armeno, l'Ebraico, il Georgiano, il Mongolo,
    il Parsi, il Pehlevi e il Siriaco

    Dal SABEO, l'Etiopico e l'Indiano e si divide il primo,
    in Amarico, Birmano, Coreano, Giavanese, T'ai, Singalese. Il secondo in Nagari-Dravico,
    con il Bengali, Cascemir, Malese, Tibetano, Kanarese, Tamil, Telugu.

    Dall'ELLENICO deriva il Copto, il Greco, il Latino, il Russo.

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  4. Grazie mille maestro Pino Santoro il suo contributo è importantissimo per la nostra ricerca e con il suo commento ho scoperto altre cose relative all'evoluzione dell'alfabeto! :-)

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